Sindrome di Raynaud e Alimentazione
Sindrome di Raynaud e alimentazione
Quale ruolo gioca l’alimentazione nel contrasto alla malattia di Raynaud?
Esistono alimenti capaci di risolvere i fastidi associati alla malattia di Raynaud?
Se vi siete fatti queste ed altre domande, non siete i soli.
Google rivela che “Sindrome di Raynaud: alimentazione” è una delle chiavi di ricerca più usate in Italia quando si parla di Malattia di Raynaud.
É facile intuire il perché: sempre più persone sono consapevoli dell’importanza di una sana alimentazione, e vogliono capire in che modo i cibi da loro assunti possono influire sulle patologie di cui soffrono – dalle più gravi a quelle meno invalidanti.
Questa tendenza è certamente positiva.
Essa testimonia una presa di coscienza dei consumatori, molto più attenti di un tempo a ciò che si mettono in bocca e determinati ad occuparsi della loro salute a tutti i livelli.
Tuttavia, è necessario evitare facili entusiasmi, tanto più in un settore tanto delicato come quello medico.
L’adozione di un approccio olistico non deve e non può tradursi nell’abbandono di tutta una serie di principi su cui si basa la medicina moderna – primo fra tutti, l’importanza del metodo scientifico.
In questo articolo vedremo dunque se ed entro quali limiti l’alimentazione influisca sulla Sindrome di Raynaud, tenendo conto delle risultanze degli studi in materia. Non ci soffermeremo su cosa sia la sindrome di Raynaud e su quali siano le sue cause perché l’argomento è già stato trattato approfonditamente altrove.
Sindrome di Raynaud e alimentazione: cosa dicono gli studi
La nostra analisi deve subito prendere atto di un dato: gli studi volti a rilevare l'impatto dell'alimentazione sull'insorgenza e sul trattamento della sindrome di Raynaud sono pochi, condotti su campioni esigui di popolazione e in alcuni casi abbastanza risalenti nel tempo.
Il primo di questi studi, pubblicato sull’American Journal of Medicine nel 1989, esplora la relazione tra assunzione di Acidi grassi Omega 3 e sindrome di Raynaud.
Lo studio metteva a confronto due gruppi di volontari (trenta persone in totale), tutti abitualmente affetti dalla sindrome di Raynaud.
A metà dei volontari era stato somministrato olio d’oliva (cioè un placebo), mentre l’altra metà aveva assunto integratori di Omega 3.
I gruppi erano stati sottoposti a tre controlli, rispettivamente dopo sei, dodici e diciassette settimane.
Da tali controlli avevano mostrato che l’assunzione di acidi grassi Omega-3 aumentava la tolleranza al freddo e ritardava l’insorgere degli attacchi vasospastici in coloro che soffrivano di fenomeno di Raynaud primario, mentre non apportava benefici evidenti in quanti erano colpiti dal fenomeno di Raynaud secondario.
Studi più recenti hanno preso in esame l’estratto di Ginko biloba.
Uno studio pubblicato nel 2002 ha evidenziato come l’assunzione di Ginko Biloba possa contribuire a ridurre il numero di attacchi vasospastici.
I partecipati allo studio sono stati divisi in due gruppi: il primo ha assunto integratori a base di Ginko Biloba, mentre al secondo gruppo è stato somministrato un placebo.
Dopo dieci settimane, i primi hanno rilevato una riduzione degli attacchi giornalieri pari al 56%, che non si è verificata nel secondo gruppo.
Nel 2009, uno studio coreano pubblicato su Clinical Rheumatology ha messo a confronto gli effetti della nifedipina e del Ginko Biloba nel trattamento della sindrome di Raynaud. Sebbene la nifedipina sia risultata più efficace, dopo otto settimane di somministrazione, il 31% di coloro che avevano assunto Ginkgo Biloba ha rilevato una riduzione del numero di attacchi vasospastici.
In entrambe i casi, l’effetto correlato all’assunzione di particolari alimenti consiste in un ritardo nell’insorgenza degli attacchi vasospastici, ma non in una diminuzione del dolore ad essi associati.
In parole povere, si è scoperto che immergendo in una bacinella di acqua fredda le mani di coloro che assumono (ad esempio) Omega-3 o Ginko Biloba, i loro capillari impiegano più tempo a contrarsi rispetto a quelli di chi non segue una particolare dieta.
Ma quando la vasocostrizione subentra, essa è comunque eccessiva (come è tipico della sindrome di Raynaud).
Né il dolore che a volte si associa alle fase eritemica – cioè alla terza fase, quella in cui i vasi tornano a dilatarsi – è inferiore in coloro che hanno assunto l’alimento oggetto dello studio.
In nessun caso l’assunzione di particolari integratori ha completamente eliminato il disturbo.
Cosa non può fare l’alimentazione contro la Sindrome di Raynaud
Quanto detto finora evidenzia un dato: non è stato dimostrato che esistano alimenti capaci di guarire la sindrome di Raynaud.
Anche dove ci sono stati risultati positivi, in alcuni casi essi hanno riguardato una minoranza dei partecipanti: si pensi allo studio del 2009, in cui meno di un terzo di coloro che hanno assunto gli integratori a base di Gingko Biloba ha rilevato miglioramenti.
Né questi miglioramenti sono mai stati immediati: tutti e tre gli studi menzionati prevedevano una somministrazione prolungata nel tempo.
Tutto questo per dire che aspettarsi i miracoli da un cambiamento nella dieta è irrealistico.
Soprattutto se soffrite di sindrome di Raynaud secondaria (e quindi associata ad altri e più gravi disturbi), oppure se gli attacchi vasospastici che vi colpiscono sono particolarmente severi, vi invitiamo a concordare una terapia farmacologica con il vostro medico di fiducia, senza illudersi che basti un integratore a risolvere i vostri problemi.
Cosa può fare l’alimentazione contro la Sindrome di Raynaud
Quanto detto finora nulla toglie all’importanza di una sana alimentazione, che garantisca l’apporto di tutti i nutrienti essenziali: alimentarsi bene dovrebbe essere un obiettivo da perseguire sempre, a che si soffra o meno di sindrome di Raynaud.
Una corretta alimentazione può aiutarci, ad esempio, a mantenere in salute il sistema cardiocircolatorio.
Magari gli attacchi vasospastici non spariranno, ma avere capillari quanto più sani possibile ci eviterà conseguenze peggiori, come l’insorgere dei geloni (per citare solo la conseguenza più comune – e meno grave).
A questo scopo potrebbe essere utile assumere Vitamina B3 (Niacina). Anche se mancano studi scientifici diretti a valutare la correlazione tra l’assunzione di quest’ultima ed il miglioramento della sindrome di Raynaud, la B3 è nota per favorire la circolazione sanguigna, e può quindi apportare quei benefici “indiretti” di cui parlavamo.
L’alimentazione può venire in aiuto anche per quanto riguarda il sistema nervoso. Come abbiamo visto, nella maggior parte dei casi gli attacchi vasospastici sono dovuti alle basse temperature: in questo caso, c’è poco che l’alimentazione possa fare. Ma se la sindrome di Raynaud è causata da una reazione emotiva, si può provare ad intervenire sul sistema nervoso, favorendone il rilassamento.
Calcio e magnesio, se assunti in unisono, possono avere un effetto calmante e riequilibrante sul sistema nervoso. Un’assunzione regolare e controllata può dunque aiutare a ridurre lo stress, eliminando un possibile fattore scatenante.
Anche in questo caso, è opportuno armarsi di pazienza e non aspettarsi risultati sul breve periodo.
Malattia di Raynaud e alimentazione: conclusioni
Ricapitolando brevemente quanto detto finora, è il caso di osservare che:
- Una sana alimentazione è sempre una buona idea, Sindrome di Raynaud o meno.
- Tuttavia, i pochi studi condotti in materia (aventi ad oggetto soprattutto gli Omega-3 ed il Gingko Biloba) hanno offerto risultati contraddittori: gli effetti benefici non si sono verificati in tutti i pazienti, e ci sono volute settimane perché ciò accadesse.
- Inoltre, gli effetti benefici riscontrati consistono più che altro in un ritardo nell’insorgenza degli attacchi vasospastici, ma non in una riduzione del dolore ad essi associati.
- Quanto detto finora non significa rinunciare in toto a curare l’alimentazione o ad assumere integratori: farlo può essere benefico per il nostro corpo, l’importante è avere una chiara idea di cosa sia realistico aspettarsi (la completa, immediata e definitiva guarigione dalla sindrome di Raynaud, ad esempio non è un’aspettativa realistica).
- Se cercate rimedi sul breve periodo, è bene valutare anche altre strade.
- Last but not least, ricordate che eventuali farmaci da voi assunti potrebbero interagire con gli integratori, arrecando effetti indesiderati anche gravi. Pertanto, se assumete farmaci, è imperativo un confronto col medico di fiducia prima di introdurre gli integratori nella vostra dieta.
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SINDROME DI RAYNAUD
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