Fenomeno di Raynaud nei bambini: cosa sapere e come agire da subito
KEY POINTS
- Segni tipici: dita bianche, blu, rosse, formicolio e dolore
- Quando chiamare il pediatra: episodi frequenti e ulcere
- La forma primaria è più comune, la secondaria è più rara
- Evitare il freddo, gestire lo stress e vestirsi a strati
Quando un bambino gioca all’aperto in inverno, è normale che le manine diventino fredde. Meno normale è vederle diventare bianche, poi bluastre e infine rosse, con formicolio o dolore: questo è il fenomeno di Raynaud nei bambini.
È più frequente di quanto si pensi nell’età scolare e nell’adolescenza, e nella grande maggioranza dei casi non è pericoloso; tuttavia, in una minoranza può essere il campanello d’allarme di altre condizioni.
Cos’è il fenomeno di Raynaud nei bambini
Il fenomeno di Raynaud è una risposta esagerata al freddo o allo stress: i piccoli vasi sanguigni delle dita si “stringono” (vasospasmo) e il sangue arriva meno. Per questo le dita cambiano colore in sequenza (bianco - blu - rosso) e il bambino può avvertire intorpidimento, formicolio o dolore.
Nella maggior parte dei casi è una condizione primaria (cioè non legata ad altre malattie) e resta lieve; più raramente è secondaria ad altre patologie reumatologiche.
Quanto è diffuso nei più giovani? Gli studi pediatrici stimano che i fenomeni simili a Raynaud siano rari nella prima infanzia, ma diventano più comuni con l’avvicinarsi della pubertà.
Un’analisi multicentrica citata in letteratura ha riscontrato Raynaud nel 2,2% dei bambini 0–10 anni e fino al 20% tra 10–20 anni (un intervallo ampio che riflette differenze tra campioni e metodi). La media di esordio riportata in diversi lavori pediatrici è attorno ai 12 anni.
Come riconoscerlo: segnali chiave e quando parlare col pediatra
Segnali tipici durante o dopo l’esposizione al freddo (o a uno stress emotivo):
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Dita delle mani (o dei piedi) che diventano bianche, poi bluastre e infine arrossate mentre “ritorna la circolazione”.
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Formicolio, punture di spillo, dolore breve ma fastidioso.
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Episodi che durano minuti, raramente più a lungo, e che passano da soli quando il bambino si scalda.
Questi episodi non lasciano tracce. Tuttavia, contatta il pediatra se noti uno o più di questi elementi:
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Comparsa improvvisa con episodi molto frequenti o dolorosi.
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Ferite che guariscono lentamente, piccole ulcere o “fossette” alle dita (più tipiche delle forme secondarie).
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Colorazioni asimmetriche persistenti, gonfiore articolare, stanchezza marcata, febbricola ricorrente, rash cutanei o fenomeni simili al Raynaud in naso, labbra, orecchie.
Per inquadrare bene, i pediatri considerano anche età di esordio (più precoce è, maggiore l’attenzione), frequenza degli attacchi, presenza di autoanticorpi e – se serve – un piccolo esame non invasivo chiamato capillaroscopia periungueale, che osserva i microvasi vicino alle unghie.
Nel bambino, la capillaroscopia può aiutare ma va interpretata con prudenza; il segno più utile quando si sospetta una forma secondaria è la perdita di capillari, specie se si accompagna a esami del sangue positivi.
Fattori scatenanti e differenza tra forme primaria e secondaria
Nel Raynaud primario (la forma più comune in età pediatrica), il vasospasmo è la risposta esagerata ma “isolata” di un corpo che si sta ancora adattando. Spesso c’è una familiarità per dita “freddolose” o ipersensibilità al freddo.
Nelle forme secondarie, il Raynaud è un sintomo che si associa – non sempre, ma talvolta – a malattie reumatologiche dell’età evolutiva (ad esempio lupus o, più raramente, sclerosi sistemica giovanile).
Le percentuali variano da studio a studio, ma in coorti pediatriche ampie circa 1 bambino su 4 seguiti in centri specialistici aveva una forma secondaria; in altre casistiche la quota è stata più bassa. In sintesi: la maggioranza dei bambini ha la forma primaria, ma il pediatra reumatologo valuta sempre i segnali che fanno pensare a una causa sottostante.
Trigger più comuni nei bambini e ragazzi:
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Freddo intenso o sbalzi rapidi di temperatura (es. uscire da una piscina fredda).
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Stress o ansia da prestazione (verifiche, gare).
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Vibrazioni prolungate (strumenti musicali a corde o racchette – più negli adolescenti).
Diagnosi e follow-up: cosa aspettarsi
Non esiste un singolo esame del sangue che “diagnostichi” il Raynaud. La diagnosi è clinica: parte dal racconto degli episodi e dall’osservazione dei colori. Poi il pediatra decide se servono controlli:
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Visita reumatologica pediatrica: conferma il pattern tipico e cerca segnali d’allarme (ulcere, dolori articolari, rash…).
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Esami del sangue mirati: ANA e altri autoanticorpi vengono richiesti solo se c’è un sospetto; non è sempre necessario.
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Capillaroscopia (rapida e indolore): osserva i capillari alla base dell’unghia con una lente/microscopio. Nei bambini, lo scopo è escludere segni molto specifici (come una marcata perdita di capillari) che, se presenti insieme a esami positivi, aumentano la possibilità di una forma secondaria. Altrimenti, la capillaroscopia può risultare normale o aspecifica e non cambia la gestione quotidiana.
Quanto spesso controllare? Non c’è una regola assoluta: se tutto fa pensare a un Raynaud primario, i controlli sono periodici ma distesi; se compaiono nuovi sintomi o gli episodi peggiorano, si accorcia l’intervallo.
Cosa fare nella vita di tutti i giorni: scuola, sport, inverno
La base della gestione – soprattutto nel Raynaud primario – è evitare i trigger e proteggere le mani e i piedi. Consigli pratici, semplici e con buon rapporto sforzo/beneficio:
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Regola delle tre “S”: Scalda, Strati, Subito. Metti strati leggeri (guanti, calze tecniche), scalda le mani prima di uscire (strofinandole, bevanda calda), agisci subito ai primi segnali spostandoti in un luogo tiepido.
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Evita sbalzi repentini: se la classe è fredda, chiedi di sedere lontano da finestre aperte; dopo educazione fisica, asciuga bene mani e piedi prima di tornare fuori.
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Gestisci lo stress con piccole routine: respirazioni lente prima di una verifica o di una gara.
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Attività fisica sì, ma con riscaldamento più lungo nelle giornate fredde.
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Attenzione a caffeina e nicotina negli adolescenti: possono peggiorare il vasospasmo. (La nicotina è assolutamente da evitare).
E i farmaci? Nella maggior parte dei bambini non servono. Se gli attacchi sono frequenti, dolorosi o limitanti, lo specialista può valutare vasodilatatori (per es. calcio-antagonisti) o opzioni di seconda linea nei casi selezionati. Le indicazioni pratiche per l’uso di farmaci vengono adattate all’età e alla severità, con un occhio alle linee guida aggiornate che, pur nate per l’adulto, orientano anche l’approccio pediatrico.
Bibliografia
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