Capillaroscopia Raynaud: uno strumento diagnostico fondamentale

capillaroscopia raynaud

Capillaroscopia Raynaud: a cosa serve, come si fa e quando farla

 

KEY POINTS

  • È un esame non invasivo e indolore
  • Permette di distinguere le forme primarie da quelle secondarie
  • Pattern sclerodermico: megacapillari, emorragie, aree vascolari
  • Utile per monitorare la progressione microvascolare
  • Di solito si fa alle mani, ma è possibile farla anche ai piedi

 

Se il tuo medico ti ha parlato della capillaroscopia Raynaud, probabilmente sei alla ricerca di risposte semplici: a cosa serve davvero? È dolorosa? Quando è utile farla?

L’idea è aiutarti a capire se e perché questa indagine possa fare la differenza nel percorso diagnostico del fenomeno di Raynaud e, soprattutto, nel distinguere il Raynaud primario (di solito benigno) da quello secondario (legato a malattie autoimmuni come la sclerosi sistemica).

 

Cos’è la capillaroscopia e perché è utile nel fenomeno di Raynaud

La capillaroscopia (più precisamente capillaroscopia periungueale o nailfold videocapillaroscopy, NVC) è un esame non invasivo, indolore e rapido che osserva al microscopio i piccoli capillari alla base dell’unghia (soprattutto delle mani).

Serve a visualizzare la microcircolazione in vivo e a riconoscere pattern tipici che aiutano a capire se il tuo Raynaud è “semplice” (primario) oppure collegato a una malattia reumatologica (secondario), in particolare alla sclerosi sistemica (SSc).

In termini pratici, è uno degli strumenti più utili nella prima valutazione di chi ha mani fredde e dita che diventano bianche/violacee con il freddo o lo stress.

Negli ultimi anni le società scientifiche hanno rafforzato il ruolo della capillaroscopia nel percorso diagnostico del Raynaud: gli aggiornamenti EULAR (il principale organismo europeo di reumatologia) continuano a considerarla una tecnica chiave per identificare i pattern di malattia e intercettare precocemente condizioni come la sclerosi sistemica.

Capillaroscopia: a cosa serve nel Raynaud

#1 Distinguere Raynaud primario da secondario

Il primo obiettivo è capire se i tuoi attacchi di Raynaud sono “isolati” (primari) oppure spia di una malattia autoimmune (secondari).

La capillaroscopia aiuta perché, quando c’è una patologia come la sclerosi sistemica, i capillari mostrano spesso dilatazioni (megacapillari), emorragie puntiformi, aree povere di capillari e capillari distorti: il famoso “pattern sclerodermico”.

Questo pattern è presente in una larga maggioranza delle persone con sclerosi sistemica ed è associato anche alla gravità della malattia.

#2 Intercettare chi rischia di evolvere verso una malattia sistemica

Se hai solo il fenomeno di Raynaud, un esame capillaroscopico “patologico” aumenta la probabilità che in futuro compaiano altri segni di malattia autoimmune (per esempio sclerosi sistemica).

Studi recenti sottolineano il valore predittivo della NVC nel discriminare tra Raynaud primario e secondario e nel prevedere la progressione verso sclerosi sistemica, soprattutto quando si combinano pattern capillaroscopici e autoanticorpi.

#3 Monitorare l’andamento e il rischio d’organo

La capillaroscopia non serve solo all’inizio: può essere utile nel follow-up per cogliere cambiamenti nel tempo (per esempio perdita di capillari o aumento delle aree avascolari), correlati alla severità o a complicanze (come il coinvolgimento polmonare o vascolare) in alcune malattie del tessuto connettivo.

Capillaroscopia: come si fa

Ecco cosa succede in ambulatorio, così arrivi preparato:

  1. Ambiente e preparazione
    Ti siedi in una stanza a temperatura confortevole (circa 20–25 °C) per 15–20 minuti: serve per stabilizzare la microcircolazione ed evitare falsi allarmi. Evita smalti, ricostruzioni e microtraumi nelle 24–48 ore prima.

  2. Un po’ di olio sulla cuticola
    L’operatore mette una goccia di olio alla base dell’unghia (per migliorare la trasparenza della pelle) e avvicina la lente o il videomicroscopio. Non fa male e non si punge nulla.

  3. Quali dita si guardano?
    In genere si esaminano 8 dita delle mani, escludendo i pollici; su ogni dito si acquisiscono almeno 2 immagini standard. È la capillaroscopia mani classica, detta periungueale perché guarda proprio la piega cutanea attorno all’unghia.

  4. Quanto dura
    Di solito 10–20 minuti; può richiedere un po’ più di tempo se servono molte immagini o se c’è una documentazione dettagliata per il follow-up.

Cosa si vede nel referto
Il referto descrive densità capillare, morfologia, megacapillari, emorragie, aree avascolari, disorganizzazione e, se presenti, indica se il pattern è compatibile con quello sclerodermico.

Quando farla (e ogni quanto ripeterla) se hai il fenomeno di Raynaud

Dovresti parlare con il tuo medico se:

  • hai episodi tipici (dita che diventano bianche, poi blu/rosse) e soprattutto se sei adulto e i sintomi sono iniziati dopo i 30–35 anni o sono peggiorati di recente;

  • ci sono altri segni che fanno pensare a una connettivite (stanchezza marcata, dolori articolari, rigidità cutanea, reflusso importante, ulcere digitali, teleangectasie, autoanticorpi positivi);

  • il tuo medico vuole distinguere primario vs secondario all’inizio del percorso diagnostico.

Le linee e revisioni recenti ribadiscono che la prima valutazione del Raynaud dovrebbe includere la NVC per orientare subito gli approfondimenti.

Frequenza dei controlli

Se la prima capillaroscopia è normale e non ci sono altri campanelli d’allarme, di solito basta un controllo clinico e si rivaluta l’esigenza di ripetere l’esame se i sintomi cambiano.

Se invece compaiono alterazioni sospette, molti centri propongono un follow-up annuale (o semestrale, a giudizio dello specialista) per monitorare l’evoluzione.

Cosa può (e non può) rilevare: i limiti dell’esame

Cosa permette di rilevare

  • Pattern sclerodermico: megacapillari, microemorragie, riduzione della densità e aree avascolari, capillari disorganizzati. Questo pattern è tipico della sclerosi sistemica e compare in una quota molto alta dei pazienti con SSc; è anche correlato a forme più severe.

  • Pattern “normale” o aspecifico: capillari sottili, regolari, con densità nella norma; più spesso compatibile con Raynaud primario. In questi casi il medico valuta clinica e autoanticorpi prima di decidere altri esami.

  • Segnali “dinamici” nel tempo: aumento delle aree povere di capillari, modifiche nella morfologia, variazioni di densità. Questi cambiamenti aiutano a stratificare il rischio e a programmare controlli e terapie nelle malattie sistemiche.

Limiti e cosa non può rilevare

  • Non è una diagnosi “assoluta” da sola: la capillaroscopia non sostituisce visita, anamnesi, esami del sangue (inclusi autoanticorpi), imaging d’organo. È un tassello fondamentale, ma va integrata nel quadro clinico.

  • Standardizzazione: negli ultimi anni sono stati fatti grandi passi, ma restano differenze tra centri. Per questo si insiste su protocolli, training e, sempre più spesso, strumenti quantitativi per aiutare gli operatori a parlare la stessa lingua.

  • Fattori esterni: ambiente troppo freddo, mani non acclimatate, microtraumi delle cuticole, vibrazioni recenti (lavoro/hobby) possono alterare temporaneamente l’aspetto dei capillari. Ecco perché si attende 15–20 minuti e si danno istruzioni di preparazione.

 

Capillaroscopia mani e piedi: ha senso farla anche ai piedi?

Nel quotidiano, l’esame si esegue quasi sempre alle mani: la capillaroscopia periungueale ai polpastrelli delle dita è lo standard clinico e di ricerca.

Detto questo, talvolta si può effettuare anche una capillaroscopia ai piedi, ad esempio per documentazione fotografica o in protocolli specifici; tuttavia la standardizzazione, la qualità delle immagini e la praticità restano nettamente migliori alle mani (minor spessore cutaneo, migliore trasparenza).

 


Domande frequenti

Quali esami fare per la sindrome di Raynaud?

Si parte da visita e anamnesi, poi capillaroscopia periungueale per distinguere primario da secondario. In base ai sospetti, il medico richiede esami del sangue con autoanticorpi ed eventuali approfondimenti mirati (per esempio valutazioni d’organo). L’insieme dei dati orienta diagnosi e follow-up.

Cosa si scopre con la capillaroscopia?

Osserva i capillari alla base dell’unghia e identifica pattern: normale/aspecifico oppure sclerodermico (megacapillari, microemorragie, aree avascolari). Aiuta a distinguere Raynaud primario da secondario e a stratificare il rischio di connettiviti, utile anche per monitorare cambiamenti nel tempo.

La capillaroscopia è dolorosa?

No. È non invasiva e indolore: si applica una goccia d’olio sulla cuticola e si osservano i capillari con una lente o videocamera. L’esame dura in genere 10–20 minuti, senza aghi né anestesia.

Come si fa la capillaroscopia alle mani?

Ti accomodi in una stanza a 20–25 °C per 15–20 minuti di acclimatazione. Si applica olio sulla piega ungueale e si esaminano di norma otto dita (esclusi i pollici), acquisendo immagini standardizzate. Tutto avviene senza dolore e senza incisioni.

Cosa non fare prima della capillaroscopia?

Evita smalti, gel e manicure aggressiva o microtraumi delle cuticole. Meglio non fumare né bere caffè subito prima ed evitare il freddo intenso. Arriva qualche minuto in anticipo: l’acclimatazione migliora la qualità delle immagini e riduce i falsi allarmi.

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