Sintomi fascite plantare e soluzione naturale

Sintomi fascite plantare

Se hai digitato sul motore di ricerca “sintomi fascite plantare: se e quando intervenire” e sei finito qui, sicuramente sei nel posto giusto.

Leggendo fino alla fine questo articolo su fascite plantare sintomi e rimedi scoprirai il perché.

Stiamo parlando di una patologia dolorosa altrimenti nota come tallonite, comune soprattutto nel mondo dei runners e di altri sportivi che sollecitano eccessivamente e costantemente i piedi.

È molto frequente sentire parlare di questo famoso "male sotto il piede" anche tra un gran numero di lavoratori che trascorrono tante ore in piedi (camerieri, parrucchieri, cuochi, commessi eccetera).

Non è raro che ne soffra anche chi si trova in una situazione di sovrappeso corporeo. 

Insomma, il tasso d’incidenza è alto e per questo motivo l’argomento merita un approfondimento.

Andremo qui ad indagare le sue cause e le sue manifestazioni dolorose peculiari, vedremo in che modo peggiora la qualità della vita e come guarire dall’infiammazione al piede e ai suoi tendini con una soluzione naturale.

Per dare un piccolo anticipo: parleremo di ossido nitrico e abbigliamento tecnologico (nello specifico, solette), un’accoppiata innovativa per prevenire il dolore dei nostri piedi.

Ma prima di addentrarci, andiamo a chiarire il significato di fascite plantare e dei suoi sintomi.

 

Diamo una definizione: cos’è la fascite plantare?

Con questa espressione si fa riferimento ad una patologia infiammatoria da sovraccarico, ovvero ad una condizione patologica che si manifesta quando una struttura viene eccessivamente utilizzata.

Quando si va oltre il limite di tolleranza, s’innesca un processo infiammatorio a carico della struttura che, se non correttamente curato, può cronicizzarsi e peggiorare.

In questo caso la struttura chiamata in causa è la fascia plantare, come facilmente si può dedurre dal nome, e la sua sovrasollecitazione innesca un processo flogistico (infiammazione plantare) che causa forte dolore.

La stessa tipologia di dolore con manifestazioni variegate, che vedremo tra poco, può comparire anche in assenza di infiammazione, ma in questo caso si parla di fasciosi plantare, espressione che indica una parente della fascite ma che non può essere adoperata come sinonimo.

Ogni volta che si va incontro a fascite significa che c’è in atto un’infiammazione che interessa la fascia plantare (o aponeurosi plantare), cioè quella robusta struttura fibrosa fatta di tessuto connettivo che collega il nostro tallone alle dita dei piedi, anche nota come legamento arcuato.

Questa distinzione è importante non tanto a livello terminologico, ma piuttosto per capire come approcciarsi ad ogni specifico disturbo, dal momento che non sempre è presente una componente infiammatoria sulla quale intervenire.

Talvolta ci si riferisce alla patologia che stiamo trattando anche con l’espressione “dolore entesopatico calcaneare”, o anche con “sindrome della spina calcaneare”.

Quest’ultima espressione può però in alcuni casi essere fuorviante, dal momento che non sempre i pazienti che soffrono di fascite presentano effettivamente una spina ossea localizzata sul calcagno, come vorrebbe invece la sindrome della spina calcaneare.

Fatte queste premesse, passiamo ad analizzare le cause della fascite plantare, anche nota come fascicolite plantare, per capire quando intervenire e come è possibile farlo con una soluzione naturale.

Quali sono le cause principali della fascite plantare?

Dopo milioni di anni di evoluzione, se oggi siamo eredi dell’homo erectus (l’uomo “che sta dritto”) e quindi usiamo due gambe e non quattro per spostarci e stare in posizione eretta è soprattutto grazie alla forza della struttura nobile di cui siamo dotati: il piede.

Esso è infatti uno dei motori della dinamica umana, sollecitato dal sistema nervoso centrale per camminare, correre, saltare, danzare e fare tanto altro.

È il nostro arto “nobile” perché senza di esso non saremmo in grado di spostarci agevolmente in autonomia.

L’intero peso del corpo, per effetto della gravità, si scarica completamente sul piede quando ci spostiamo o semplicemente quando stiamo in piedi. Per fortuna, ad ogni singolo passo si attiva anche il legamento arcuato (citato poco fa) situato alla base del piede, il quale agisce come un ammortizzatore elastico.

Il legamento arcuato ha dunque un ruolo fondamentale per la salute di tutti i nostri arti inferiori; perciò, se viene sollecitato in eccesso e male, esso perde la sua funzione e tende a strapparsi o infiammarsi, andando ad accendere uno stato algico su tutta la zona plantare.

Non è un caso che questa infiammazione estremamente dolorosa risulti molto comune tra gli sportivi (professionisti e non), tra le persone che svolgono lavori in piedi per molte ore o tra coloro che si trovano in una condizione di sovrappeso cronico o temporaneo (es: donne in gravidanza).

Andare a stressare ulteriormente una zona muscolare che di per sé - per la funzione di sostegno e locomozione che svolge - risulta essere normalmente tra le più sollecitate del nostro corpo, vuol dire andare a scatenare dolore plantare.

Un dolore talvolta talmente intenso da costringere il soggetto all’interruzione temporanea di qualunque attività motoria, anche la più semplice e quotidiana, come andare a fare la spesa o muoversi in casa e imporre di intervenire velocemente per terminare questo fastidio insopportabile. 

 

Talalgia e dolori pianta del piede: cause note e meno note

Secondo una ricerca condotta dall’ACSM (American College of Sports Medicine), una persona attiva cammina nella sua vita intera per circa 120.000 km, tre volte il giro della Terra calcolata all’equatore (40.075 km).

Ciò significa che in circa 50 anni, con una media 4.000 passi al giorno, si percorrono 73 milioni di passi.

Praticamente il piede è una delle parti del nostro corpo tra le più attive e ciò vale anche per i più sedentari… ed è predisposto per fare questo senza alcun problema.

La patologia sorge nel momento in cui c’è un’anomalia di natura organica, ma anche e soprattutto in situazioni di sovraccarico, scarso riposo e non sufficiente preoccupazione per il benessere dell’arto.

In poche parole, accanto a cause di tipo organico si possono collocare cause esterne variegate. Vediamole tutte nel dettaglio.

Le cause organiche:

  • indice di massa corporeo elevato;
  • piede pronato, piatto o piede troppo arcuato;
  • debolezza muscolare a livello delle gambe;
  • contrattura muscolare;
  • gravidanza.

Le cause esterne:

  • Indossare calzature che “costringono” il piede, rallentando la circolazione del sangue nella zona e indebolendone la muscolatura;
  • trascorrere molte ore in posizione eretta, senza alternare fasi di riposo;
  • praticare determinate attività sportive, nelle quali il piede è costantemente “stressato” dal peso corporeo, per esempio nell’atto di saltare, scattare o spingere.

Quando la causa è esterna bisogna modificare determinate abitudini/condizioni predisponenti all’infiammazione e al dolore; quando invece la sua natura è organica, bisogna agire nella direzione dell’eliminazione delle cause scatenanti, laddove possibile. Per esempio, cercando di ridurre il peso corporeo o correggendo eventuali anomalie posturali.

In tutti i casi, optare per una soluzione naturale efficace può rivelarsi una buona alternativa, priva di rischi e alla portata di tutti.

Prima di agire, però, bisogna ricevere una diagnosi da una figura medica competente che farà molta attenzione al racconto della sintomatologia.

Quali sono i sintomi della fascite plantare? 

Parlando di "fascite plantare sintomi primari", va detto che il  dolore al tallone è il protagonista principale, il sintomo per eccellenza. Ecco perché alla patologia sono sempre affiancati i termini tallonite o talalgia.

Si tratta di un dolore acuto che si trasmette a tutto il piede tramite il legamento arcuato e che parte proprio dal tallone perché è la zona in cui ha origine la fascia plantare.

Molti pazienti che ne soffrono lamentano infatti un forte dolore tra tallone e pianta del piede che rende davvero difficile l'appoggio.

Al sintomo primario si affiancano altri sintomi secondari:

Chi ha avuto a che fare con infiammazioni del piede sa bene che i sintomi tendono ad essere più acuti al mattino e, in generale, in seguito a fasi di riposo prolungato. 

Molto probabilmente perché in seguito al riposo l’area compromessa dall’infiammazione è “fredda”, per cui riprendere i movimenti risulta ancora più difficile.

Generalmente i tempi di guarigione dal disturbo si attestano ad un massimo di 6 mesi, ma anche 12 nei casi più gravi. Se trascorso questo tempo non si notano progressi, significa siamo in presenza di una fascite plantare cronica e come tale va trattata.

Intervenire rapidamente è, dunque, molto importante.

 

Infiammazione pianta del piede e soluzione naturale: un connubio possibile?

Sicuramente, la soluzione migliore sarebbe evitare di giungere alla ricerca della
soluzione...cioè prevenire, anziché trascurare per poi dover curare.

In poche parole: bisognerebbe preservare al meglio questa muscolatura nobile, la quale è indispensabile anche alla propriocezione, cioè al senso di posizione e di movimento degli arti e del corpo che possediamo indipendentemente dalla vista.

Fin dall’età infantile, per esempio attraverso la scelta calzature idonee per i propri figli, è necessario giocare d’anticipo, prevenendo per quanto possibile le infiammazioni alla fascia plantare che, a causa del dolore intenso, potrebbero bloccare interi momenti di qualità.

Comunque, quando ormai è troppo tardi per prevenire, si possono mettere in campo delle strategie ad hoc e del tutto naturali, per evitare di fare ricorso a farmaci FANS che a lungo andare possono avere effetti collaterali.

I farmaci tradizionalmente prescritti in questi casi, inoltre, non vanno a risolvere il processo infiammatorio ma a bloccarlo, con il conseguente rischio di prolungare il processo di guarigione e di generare un circolo vizioso che porta a frequenti ricadute.

Dunque, tornando alla domanda di questo paragrafo: sì, il connubio è possibile ed è da preferire, in quanto vantaggioso sotto molti aspetti, soprattutto quando si fa affidamento a terapie innovative non-convenzionali.

Come curare la fascite plantare e prevenirla

Prima di parlare nello specifico della terapia a base di ossido, presentiamo una breve lista di consigli utilissimi quanto semplici da mettere in pratica per prevenire la fascite plantare e ridurre il dolore e l’infiammazione al tallone e alla pianta del piede.

  1. Partiamo da una domanda: dolore pianta del piede tacchi alti, si o no? La risposta è negativa. Assolutamente sono da evitare, per quanto possibile, l'utilizzo di tacchi alti o scarpe piatte che accelerano la tensione sul legamento;
  2. mantenere il peso corporeo entro parametri normali per evitare l’eccesso di pressione sul legamento;
  3. praticare stretching e svolgere esercizi di irrobustimento della pianta del piede (da eseguire due volte al giorno nell’ambito di un programma rigoroso);
  4. cambiare frequentemente posizione, se obbligati a lavori statici, per garantire massima elasticità alla muscolatura ed ai legamenti;
  5. aumentare al massimo, in modo naturale, l’irrorazione sanguigna dei vasi della pianta del piede e del legamento arcuato, offrendo una maggiore elasticità, aumentando l’ossigenazione della muscolatura e disperdendo al di fuori della pianta del piede le sostanze infiammatorie;
  6. aumentare la quantità di ossido nitrico a disposizione della muscolatura e dei legamenti del piede per attivare i macrofagi e nutrire di ossigeno le cellule.

Fascite plantare e soluzione naturale? Prova con l’Ossido Nitrico

Siamo finalmente giunti alla risposta su come prevenire il dolore e la fascite al piede, conseguenze delle infiammazioni dei tendini, con una soluzione non farmacologica e naturale.

Abbiamo già in causa l’ossido nitrico perché è una molecola che gioca un ruolo fondamentale nel processo infiammatorio.

Ma prima di capire in che modo lo fa, cioè in cosa consiste la sua funzione, chiediamoci che cos’è l’infiammazione.

La possiamo descrivere come un meccanismo biologico automatico di difesa, che ha lo scopo di ottenere una soluzione spontanea del problema.

Come dicevamo poco fa, gli antinfiammatori vanno ad interrompere questo processo biologico che mira ad un incremento di produzione di macrofagi (anche detti globuli bianchi), inviati dal sistema di difesa immunitario per inglobare e distruggere gli agenti patogeni.

Assumendo farmaci FANS il processo e la soluzione infiammatoria vengono sostituiti.

Inoltre, la terapia antinfiammatoria farmacologia prolungata nel tempo non è esente da effetti collaterali poiché:

  • i cortisonici possono rendere più vulnerabili alle infezioni;
  • c’è un piccolo aumento del rischio di infarto, ictus o scompenso cardiaco;
  • si possono manifestare ulcere, emorragie gastriche e addirittura disturbi renali;
  • si può andare incontro a reazioni allergiche e interferire con l'attività dei farmaci antipertensivi.

Diversamente, una strategia basata sul naturale incremento di autoproduzione di ossido nitrico, sviluppata da un abbigliamento bio-funzionale, non ha alcun possibile effetto collaterale.

Una maggiore quantità di ossido nitrico, molecola naturalmente presente nel nostro organismo, aumenta in termini di quantità - e anche nel tempo - l’irrigazione sanguigna dei tessuti muscolari e articolari coinvolti nella fascia plantare.

Una naturale sovrapproduzione di ossido nitrico porta, dunque, un notevole beneficio localizzato ai tendini plantari infiammati e alla intera struttura connettiva, prevenendo o risolvendo il problema.

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